La mia passione per il disegno è antica. Quando ancora non sapevo leggere, mia zia Lina mi comprava “Il Corriere dei Piccoli” e “Topolino” ed io mi estasiavo a vederne le figure. Sono nato in un villino ad Ottomila, in piena campagna nel cuore del Fucino. Mio nonno si riforniva delle sementi per l’orto e per il giardino facendosele spedire dai Fratelli Ingegnoli e mi regalava poi le bustine vuote dei semi con le belle immagini di fiori ed ortaggi.
Una volta imparato a leggere, mia zia mi riportava spesso dei libri e la prima cosa che le chiedevo ancor prima di aprirli era: “Ma ci sono le figure?”

Mio nonno invece dipingeva ed io, quando i miei anni si contavano ancora su di una sola mano, mi sedevo accanto a lui e scarabocchiavo su di un pezzo di carta.
A scuola, il mio banco era pieno di disegni che vi tracciavo con la matita. Quando mi diplomai, il regalo di mia zia Lina fu un cavalletto, un seggiolino portatile ed una
cassetta di legno con tutto il necessario per dipingere ad olio.
I miei dipinti li regalavo agli amici che li apprezzavano e me li chiedevano. Me ne è rimasto uno di quei tempi, appeso ad una parete della casa paterna.
I libri che acquistavo erano monografie di pittori, soprattutto impressionisti e macchiaioli le cui opere mi affascinavano. Guardavo ad ogni cosa ed in ogni momento
pensando a come renderla sulla tela. Una passione che non mi ha mai abbandonato, forse la più intensa delle mie passioni.

Da alcuni anni ho fondato il Gruppo degli Urban Sketchers Marsicani, primo movimento in Abruzzo.

Gli Urban Sketchers o disegnatori urbani, sono persone sparse in tutto il mondo che disegnano la vita quotidiana, gli angoli della propria città o dei luoghi visitati. Erede della tradizione del carnet de voyage che ha visto nomi come quelli di Oscar Wilde, Vincent Van Gogh, Pablo Picasso, Ernest Hemingway, Henri Matisse, il movimento che si dedica al “ritratto urbano” è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. Si disegna dal vivo ed insieme e si condividono gli schizzi sul web.

È sufficiente un pezzo di carta ed una matita. Piu di frequente si usano dei taccuini per schizzi ed una scatola di acquerelli portatili.
Il fondatore è Gabriel Campanario, giornalista illustratore di origini spagnole residente a Seattle. Racconta di essersi trasferito più volte in città diverse per motivi di lavoro. Quando si cambia residenza, si ha un piccolo trauma perchè ci si trova all’improvviso in un ambiente nuovo e sconosciuto. Attraverso il disegno egli faceva sua la città. Ed in effetti, quando si disegna qualcosa, si entra in contatto con essa in maniera profonda, sia in senso conoscitivo che affettivo.


“Per disegnare in strada, non occorre una preparazione accademica o del materiale costoso.”
- Gabriel Campanario


“Disegnare una città non è soltanto riprodurla su carta. È soprattutto conoscerla, comprenderla,
sentirsi a casa” - Nina Johansson


“Disegnare è una esperienza zen, perché si perde la nozione del tempo e si osserva con una
tale attenzione un oggetto o una scena che se ne penetra veramente l’essenza” -
Matthew Cencich

Manifesto degli urban Sketchers:


1. Disegniamo sul posto, all’aperto o al chiuso, catturando ciò che vediamo con la diretta osservazione.
2. I nostri disegni raccontano la storia di ciò che ci circonda, dei luoghi in cui viviamo e di quelli dove viaggiamo.
3. I nostri disegni sono una registrazione del tempo e dello spazio.
4. Siamo fedeli alle scene che osserviamo.
5. Utilizziamo ogni genere di strumento e preserviamo il nostro stile individuale.
6. Ci sosteniamo a vicenda e disegniamo insieme.
7. Condividiamo i nostri disegni online.
8. Mostriamo il mondo, un disegno alla volta.